Il monitoraggio dei cetacei, delle tartarughe e dei grandi pesci cartilaginei in Toscana - Anno 2020
Anno di pubblicazione: 2022
A cura di: ARPAT - Area vasta Costa, Settore mare
In collaborazione con: Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana, sez. di Pisa , Università di Siena , Parco della Maremma , Associazione Tartamare , Acquario di Livorno - Costa Edutainment
Pagine: 194
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Durante il 2020 si sono registrati 43 cetacei spiaggiati morti o in grave difficoltà lungo le nostre coste o comunque ritrovati in mare: 22 stenelle, 16 tursiopi, 1 balenottera e 4 cetacei rimasti indeterminati a causa dell’avanzato stato di decomposizione che non ne ha permesso l’esatta identificazione. Il 37% degli eventi (16 su 43) si è concentrato nel periodo estivo (giugno-settembre). Solo un esemplare di stenella era vivo al momento dello spiaggiamento, ma è deceduto entro qualche ora.
Nel corso del 2020, grazie alla collaborazione di alcuni diportisti ed evidentemente della maggiore sensibilizzazione pubblica, si sono registrati anche 27 eventi di avvistamento per un totale di 76 cetacei. Ancora una volta, in base al numero di individui registrati, il tursiope è risultata la specie maggiormente avvistata (67%).
Per quanto riguarda le tartarughe, il 2020 si è concluso con il recupero di 47 esemplari, tutti appartenenti alla specie Caretta caretta. Si conferma che la modalità di ritrovamento più frequente è lo spiaggiamento (61% dei casi) e spesso non si riesce a stabilire la causa di morte per questi animali.
Il monitoraggio delle catture ed avvistamento dei grandi pesci cartilaginei per il 2020 in Toscana ha fatto registrare 26 esemplari: 20 catture, 4 avvistamenti, 1 ritrovamento in mare e 1 spiaggiamento. Il 40% delle catture (8 esemplari) erano ancora vivi e sono stati liberati; tra i morti, 6 su 12 sono stati campionati in laboratorio per approfondimenti biologici e genetici.
Il report 2020 sui recuperi toscani contiene la scheda dettagliata di ogni esemplare recuperato e, per alcuni di essi, il referto necroscopico a cura dell’IZSLT, sede di Pisa. Su questi esemplari, benché non sempre le carcasse presentassero buone condizioni di conservazione, è stato eseguito un esame anatomo-patologico completo, ricerche batteriologiche, virologiche, parassitologiche, istologiche, sierologiche, genetiche e tossicologiche. In relazione a queste ultime va specificato che i contaminanti specifici quali PCB (policlorobifenile), Hg (mercurio) e pesticidi sono stati ricercati dall’Università di Siena.
Le indagini necroscopiche condotte hanno evidenziato segni legati ad un traumatismo (probabilmente rappresentato da collisioni con natanti) e all’intrappolamento in attrezzi da pesca, soprattutto per le tartarughe e, per i cetacei, spesso viene rilevato un livello di contaminazione legato anche all’insorgenza di infezione da parte del Morbillivirus, probabili concause di morte.
È disponibile anche la versione sfogliabile della pubblicazione (sito Web esterno, si apre in una nuova finestra)